Roma - Dottoremaeveroche, sito anti fake news della Federazione degli Ordini dei medici, fa il punto sulle diverse ricerche internazionali sulla risposta immunitaria successiva all’infezione: sembra essere molto più efficace e duratura rispetto a quella innescata dai vaccini, a cui si sta sommando ormai in tanta popolazione. Il rischio di infezione ed esito grave tra persone vaccinate parrebbe, in effetti, maggiore rispetto a quello di chi è guarito dal Covid. Intanto, sull’immunità da guarigione, c’è una grande novità: “Chi si infetta con Omicron ha una protezione non solo su Omicron stessa, ma anche sulle varianti precedenti - dichiara il prof. Francesco Broccolo, virologo dell’università di Milano Bicocca -. Ci sono già sei lavori che dimostrano che è un virus poco virulento, molto meno patogeno, che a differenza delle altre mutazioni interessa la cellula e non quelle adiacenti, con un effetto domino finché si forma una lesione polmonare. Infetta solo le cellule superficiali e si mantiene lì”.
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Broccolo fa l'esempio di Ebola che "non è mai diventato endemico perché uccide, e se uccide l’ospite non sopravvive lui", mentre il virus "intelligente come Omicron tiene in vita l’ospite”. Questo non significa che convenga infettarsi, "perché non conosciamo gli effetti a lungo termine di questa variante - spiega lo scienziato -. È sbagliato anche dire che si tratta di un semplice raffreddore o poco più dell’influenza: sono etichette che rischiano di dare un messaggio errato al cittadino. Non sappiamo ancora, ad esempio, se provoca Long Covid e se si comporta allo stesso modo su tutti i soggetti o possa dare complicazioni fra qualche anno", in base anche alle singole condizioni di salute di ciascun individuo. Dunque, meglio non abbandonare mascherine e accorgimenti "perché non sappiamo gli effetti a lungo termine di questa infezione naturale e far circolare in modo eccessivo il virus può generare nuove varianti".
L’infezione naturale sembra dare nell’immediato una protezione maggiore, il cui eventuale costo sarà stimato in futuro, ma diverse evidenze mostrano che coloro che hanno superato la malattia e si sono anche vaccinati hanno una protezione ancora superiore. Costoro hanno una “immunità ibrida”, sia naturale che indotta dal siero. Il sistema immunitario di queste persone infatti sembra produrre anticorpi eccezionalmente potenti contro il Coronavirus, per questo nel nostro e in altri paesi si raccomanda anche una singola dose già da 4 mesi dopo la guarigione, e comunque non oltre i 12. L’alto valore protettivo dell’immunità ibrida è confermato, tra gli altri, dalle relazioni della Rockefeller University pubblicati su Nature e Immunity, da un report dell’agenzia americana del Centers for Disease Control and Prevention e dai pionieristici rapporti dei ricercatori israeliani che si sono occupati anche degli effetti della quarta dose: nei campioni considerati le persone che si erano riprese da Covid e sono state vaccinate avevano la metà del rischio di reinfezione rispetto a quelle non vaccinate.