Cultura Scicli

Quando un santino placò una tromba marina sulla spiaggia di Donnalucata

Alla “varchiata” con la statua della Madonna la banda suonò un fuoriprogramma

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/29-09-2023/quando-un-santino-placo-una-tromba-marina-sulla-spiaggia-di-donnalucata-500.jpg Quando un santino placò una tromba marina sulla spiaggia di Donnalucata


Scicli - La casa non era una casa.
Lo chiamava “pagliaio” nonno Vartolo, perché era fatta di canne su una vigna presa in enfiteusi dal barone. 
Era l’estate del ‘57 e nella spiaggia di Pezza Filippa, tra Donnalucata e Cava dell’Alga, Vartolo accoglieva figli e nipoti in transumanza da Scicli per la villeggiatura, in una casetta costruita con un telaio di canne che se non garantiva la privacy, assicurava almeno il fresco in estate.
Qui la tribù dei nipoti dormiva in brandine accomodate alla bell’emeglio con il vantaggio del pavimento di sabbia, che preludeva alle giornate al mare senza fine e protezione dal sole.

News Correlate

Accadde due giorni prima di ferragosto.
Una tromba marina si alzò improvvisa in una giornata di caldo e nuvole minacciose scuotendo la felicità di quel clan in vacanza.
Zia Tresa chiamò a raccolta tutti, temendo che la tromba marina potesse sradicare da terra quel pagliaio di casa: prese dal casciuolo del canterano un santino che ritraeva Sant’Antonio e chiese a tutti di riunirsi nella stanza di ingresso per fare le preghiere e implorare il Santo di scacciare il male imminente.
La tromba marina imperversava dal lido Palo Rosso al Palo Bianco annunciando il suo incedere a Pezza Filippa.
Zio Baffone, ateo, comunista e bastian contrario, andò via a dormire nella sua stanza di canne borbottando contro la cognata Tresa, bigotta e scaramantica.
Zio Baffone non aveva nome, nessuno più ricordava il suo nome di battesimo per la semplice ragione che lui era baffone. Sembrava Giuseppe Garibaldi appena uscito dal barbiere dello Scifazzo.
Collerico e iracondo, era passato alla storia familiare perché una volta, litigando con sua moglie Pippina, per sfogarsi aveva preso a colpi di accetta la bocca della vicina cisterna d’acqua.

Ebbene, dopo un’ora e più di preghiere al buio, con un lumino acceso sul santino di Antonio da Padova, la tromba marina si allontanò, spegnendosi improvvisamente in mare aperto. Zia Tresa gridò al miracolo, i bambini applaudirono festanti, nonno Vartolo uscì dal pagliaio salendo sulla duna più alta per verificare che il pericolo fosse davvero scampato. Tresa con le lacrime si chinò raccogliendo il santino supplicato e scorse solo allora la fototessera di zio Baffone usata per il rinnovo della patente.
Non era stato Antonio da Padova a scacciare la tromba marina, ma Baffo, ateo, miscredente e miracoloso a sua insaputa…

---
Due giorni dopo il popolo di Donnalucata festeggiò il pericolo scampato con la “varchiata”, la processione in mare con cui la statua della Madonna viene portata in barca dalla chiesa di Donnalucata a quella di Cava dell’Alga.
La banda, nel peschereccio di accompagnamento al seguito del peschereccio mariano, intonò un fuoriprogramma musicale: la canzone napoletana “Lazzarella”. Qualcuno vide zio Baffone su una duna, per la prima volta commosso e partecipe. Ecco Lazzarella:


© Riproduzione riservata